Conferenze sul Rila – Anno 1932

11 agosto 1932, Sette Laghi di Rila

30. Il bene comune


Leggerò il Salmo 38 e il capitolo 10 della Lettera ai Romani. Riflettete sul versetto 7 del capitolo 12 degli Atti degli Apostoli: “Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani.”

Quando una persona riflette su qualcosa, deve liberarsi, distaccarsi completamente da tutti i pensieri, sentimenti ed azioni estranei. Essi sono un peso inutile, che la sovraccaricano e frenano la sua crescita. Allorché riesce a disfarsene, torna a sentirsi leggera come un neonato. Nella vita delle persone vi sono molte cose inutili da cui è necessario affrancarsi, ma per questo ci vuole conoscenza, bisogna sapere come agire. Quindi, la libertà deriva dalla conoscenza.

Nell’antichità gli allievi, al termine dei loro studi spirituali per conseguire il diploma, dovevano sostenere un ultimo esame, che consisteva nella vendita di cose a loro inservibili, ma utili agli altri. L’allievo caricava sulla propria schiena diversi oggetti: rocchetti, aghi, anelli, ciotole, piatti, padelle, paioli, ferri di cavallo, attrezzi per l’aratura, martelli e così via e doveva andare per la città vociando per attirare l’attenzione dei passanti perché li comprassero. Se, entro sera, riusciva a vendere tutto, riceveva il diploma, altrimenti – niente diploma. Il giorno successivo tornava in strada e si metteva a gridare, con la speranza di vendere tutto il suo carico. Mentre camminava e vociava, gli oggetti che portava sulla schiena sbattevano l’uno contro l’altro e tintinnavano come dei sonagli. Non era facile la situazione di questo allievo, poiché aveva il compito di vendere cose di nessun utilizzo per lui, ma di grande utilizzo per gli altri. Su questo si basava la prova.

Voi direte: “Questo è ridicolo.” In effetti, fa ridere vedere qualcuno carico in tale maniera. Ma proprio questo è l’aspetto dell’uomo nel mondo Mentale. Dal punto di vista mentale egli sembra un mercante carico di merce del tutto inutile per lui. Cosa non c’è nella mente umana! Il commerciante è costretto a gridare per le strade affinché venda e si liberi del suo fardello. Non è facile il suo lavoro. Tutto il giorno grida ad alta voce scuotendo le sue campanelle e quando rincasa la sera, constata di non aver venduto che un quarto del suo carico. Il giorno seguente è costretto a ripetere il tutto. E cos’altro potrebbe fare? Ha un diploma da prendere. Cammina, avvolto dai suoi pensieri, mentre le padelle e i paioli suonano, ricordandogli che non sono stati venduti. Quando li avrà venduti, smetteranno di suonare. – “Sono stufo di queste padelle, di questi campanelli!” – Oggi ne sei stufo, ma una volta li utilizzavi anche tu, vi cuocevi le uova, i peperoni etc. Ora li porterai sulle spalle e li venderai alle persone che ne hanno ancora bisogno. 

Molte persone oggigiorno si trovano nella stessa situazione – vendono padelle, paioli, ciotole, rocchetti e il loro grido “Padelle, paioli, ciotole, rocchetti!” echeggia per le strade. Da alcuni è visto come uno scandalo, un motivo di persecuzione, un’ingiuria. In qualunque modo lo chiamino, questo stato è inevitabile e l’uomo deve attraversarlo per liberarsi dal peso inutile che opprime il suo cuore e la sua mente. Se vi annunciate per le strade, ci sarà sempre qualcuno che verrà a comprarsi da voi una ciotola, un rocchetto o qualcos’altro. La questione non è nel vendere uno, due o più rocchetti, ma nel fatto di dire a chi compra da voi una buona parola perché rimanga contento e vi raccomandi anche a qualcun’altro. Altrimenti nessuno comprerà da voi e girerete la città invano. Sapete da soli cosa ne consegue – non riceverete il diploma.

Vi dico, un buon venditore è chi fa del bene, chi vende gli oggetti del Bene. Questi oggetti si producono in Cielo, ma si vendono sulla Terra. Ogni persona dovrebbe venderli e chi non riesce o non vuole farlo, viene considerato un cattivo commerciante, un inesperto. C’è chi dice: “Non sono nato per fare il venditore.” – Perché sei nato allora? Quando si tratta di arare, zappare o studiare, lasci sempre perdere. Non sei nato per lavorare, ma per divertirti, andare in giro e condurre una vita dissoluta. Questa è una visione errata sulla vita! In realtà l’uomo è nato in virtù del Bene. E considerando questo, egli deve portarlo sulle spalle e venderlo. A chi dovrà venderlo? A tutti: re, principi, vescovi, preti, insegnanti, funzionari statali, madri, padri. Dovrà proporre la sua merce a chiunque incontri per la strada. Se alle persone non servono dei bubboli, di certo ne occorreranno per i loro buoi. Se lasciate un bue senza un sonaglio si perderà. Mettetegliene uno, cosicché, suonando da lontano, non vi permetta di perdere l’animale.

Dico questo: nel senso letterale, non si può andare per le strade a vendere oggetti inutili; nel senso lato però è possibile. Se siamo costretti davvero a fare ciò, proveremo una grande vergogna. Che cos’è la vergogna? Essa ha senso solo se intesa come freno di fronte al peccato. La persona retta, pura e santa non si vergogna. È al di sopra di questo stato d’animo. Una volta la vergogna proteggeva l’uomo dal compiere un peccato o un delitto, ma oggi la si deve sostituire con la compassione. Chi ha la compassione non può vergognarsi. Se non si è compassionevoli e non si conosce la vergogna, ci si potrebbe esporre ad un grave pericolo, si potrebbe diventare spudorati. Al momento questa possibilità è pressoché esclusa, poiché la gente si trova sotto la potente influenza della società. Dalla mattina alla sera non pensa che all’opinione pubblica: cosa ne dirà o penserà la società. Oggi la gente pensa troppo poco al Signore. In primo luogo pensa a se stessa, in secondo luogo agli altri e solo ora inizia a pensare al Signore. In questo senso somiglia ai bambini, che pensano solo a se stessi.

Una delle frasi che vi ho dato nell’ultimo discorso era: “Non ringraziare quando ti lavano!” Alcuni mi hanno chiesto com’è possibile non ringraziare quando qualcuno ti lava. Domando: il neonato, che la madre lava per un anno intero, ringrazia per questo? Oltre che non ringraziare, urla, strilla, scaccia sua madre, non vuole che gli faccia il bagno. Perché il bambino non rende grazie a sua madre? A questa domanda risponderete da soli. Ci sono casi nei quali il bambino dirà grazie a sua madre, l’allievo dirà grazie al suo maestro. Quando? Quando il bambino crescerà e diventerà un figlio grande o una figlia grande, ringrazierà sua madre di tutte le cure che ha avuto per lui. Quando l’allievo entra in una scuola non ringrazia il suo maestro. Perché dovrebbe farlo? Innanzitutto, non sa come si comporterà con lui questo maestro, tanto meno sa che voto gli metterà. Se oggi lo ringrazia, l’indomani il maestro potrebbe mettergli un voto basso o insultarlo. Quando il maestro insulta il suo allievo, quest’ultimo è insoddisfatto e lo disapprova. Insultare qualcuno significa chiamarlo con degli aggettivi ed attaccargli dei fronzoli che egli non ama. E se non ama questi fronzoli, diventa per gli altri oggetto di beffa. Di conseguenza, possiamo parlare di gratitudine soltanto quando ci troviamo di fronte ad un processo finito. L’allievo ringrazierà il suo maestro solo quando avrà terminato i suoi studi e avrà preso la sua qualifica.

Chiedo: quali aggettivi può attribuire il maestro al suo allievo? Può dirgli che è incapace e senza virtù, che non è nato per essere un allievo e che farà meglio ad andare e arare la terra o a pascolare i buoi. Ha ragione il maestro a parlare così al suo allievo, oppure no? Ha ragione. Perché? Quando l’allievo coltiva pensieri e sentimenti negativi, non è forse un mandriano? I pensieri, i sentimenti e i desideri negativi nell’uomo altro non sono che buoi e porci, che scavano dappertutto. Se ha questi pensieri e sentimenti in sé, questi è costretto a pascolarli. Fino a quando? – Finché non li avrà educati e non li avrà collocati al loro posto. Quando dunque il maestro dice al suo allievo che non è nato per fare l’allievo, ma per arare la terra o pascolare i buoi, questo non significa ancora che egli è nato per essere un mandriano o un pastore, ma che, a volte, si trova semplicemente a vivere questi stati. In ogni caso, in quel contesto, il maestro ha ragione. In questo senso, è difficile dire qualcosa a qualcuno che sia sbagliata, poiché questa cosa non si riferisce a tutte le situazioni nella sua vita, ma solo ad un dato momento. Perciò, quando l’uomo educa i buoi dentro di sé, dice: “Una volta i miei buoi li pascolavo io, ero il loro mandriano. Ora si sono educati, la mattina vanno al pascolo da soli e la sera da soli rientrano.” Direte che è impossibile. Per i veri buoi è impossibile, ma per i buoi della mente lo è. Ad esempio, se mandiamo un nostro pensiero nello spazio, esso compierà un giro, farà un suo percorso e tornerà da noi. Essendo consapevoli di averlo generato proprio noi, possiamo osservarlo e notare cos’ha di nuovo, com’è mutato.

Da ciò che abbiamo detto su maestro e allievo traggo la conclusione che l’uno non ha il diritto di insultare l’altro. Se si tratta di una scuola normale terrena, è ammesso che l’insegnante riprenda uno studente, se quest’ultimo ha sbagliato. Se però si tratta della Scuola Divina, lì i maestri non maltrattano gli allievi. Per loro sarebbe una perdita di tempo e spreco di energie. I maestri di Questa Scuola sono molto eruditi e trattano i propri discepoli con estremo riguardo. Evitano qualsiasi occasione si presenti per offenderli. Quando il maestro capisce che qualche allievo non ha preparato il suo compito, lo manda a prendere l’acqua o a fare qualcos’altro, per risparmiargli l’imbarazzo. Poi gli dice di rivolgersi ai suoi compagni e farsi raccontare ciò che ha perso. I metodi usati dai maestri della Scuola Divina sono diversi da quelli usati da chi insegna nelle scuole comuni. Nella Scuola Divina gli allievi incapaci sono al primo posto e quelli dotati all’ultimo. Se un allievo proveniente da una scuola normale va in Quella Divina, verrà posizionato al primo posto. Se sulla Terra era capace e al primo posto, nella Scuola Divina sarà all’ultimo. Proprio questo s’intende nel versetto in cui Cristo dice: “Gli ultimi saranno primi e i primi ultimi.”

Vi racconterò un aneddoto dal quale si evince cosa sia la vera conoscenza. S’incontrarono due amici che non si vedevano da anni. Uno aveva studiato in Germania ed era diventato ingegnere, mentre l’altro aveva fatto astronomia in Francia. Stavano parlando delle proprie esperienze, di ciò che avevano appreso, dei professori che avevano avuto etc. Un loro compagno ascoltava la conversazione, ma non poteva intervenire, poiché non era istruito, non aveva studiato abbastanza. I suoi genitori erano poveri e non potevano pagargli gli studi. I suoi compagni lo guardavano dall’alto considerandolo stupido e indegno del loro discorso. Mentre camminavano si fermarono a far visita a dei loro conoscenti, dove c’era un bambino quasi in fin di vita. Disperati, i genitori del bambino si rivolsero ai due scienziati, prima all’uno poi all’altro, nella speranza che potessero aiutarli. Uno di quest’ultimi disse: “Sono desolato, ma non posso fare niente, ho studiato ingegneria, non sono ferrato in medicina.” E l’altro: “Neppure io posso aiutare il bambino, ho studiato astronomia.” Il terzo, che non aveva studiato niente, si rivolse alla madre e disse: “Mi permettete di vedere il bambino? So curare, me l’ha insegnato mio nonno.” Entrò, visitò il bambino, gli diede le dovute raccomandazioni e uscì. Da quel momento lo stato del bambino migliorò e ben presto egli guarì del tutto.

Cioè, la vera conoscenza si possiede allorquando si è capaci di applicarla, di fare qualcosa in un dato momento. Non è che voglio sminuire l’importanza della teoria, ma bisogna anche saperla mettere in pratica. Ogni conoscenza, per esserci utile, deve attraversare tre mondi: il mondo fisico, quello Spirituale e quello Divino. Quando li ha attraversati ed ha prodotto dei frutti in tutti e tre, allora la conoscenza è vera e concreta. Se un angelo discende sulla Terra stupirà la gente con la sua abilità e la sua forza. Mettete che ci viaggiate insieme e vi trovate nel bosco; cala la notte, fa freddo e non avete vestiti, né avete dove dormire. L’angelo accende subito per voi un fuoco e costruisce un rifugio per farvi passare la notte. Continuate così il vostro viaggio. Davanti a voi – un grande fiume e non c’è un ponte, non potete attraversarlo. L’angelo vi prende in braccio, si lancia e passa sull’altra sponda. Oppure state scalando un altissimo monte quasi invalicabile, l’angelo si guarda intorno e all’improvviso vi mostra un bel sentiero, non vi accorgete nemmeno come arrivate in cima al monte. Questo vuol dire viaggiare con un amico che possiede la vera conoscenza, applicabile in tutti i mondi. Egli può aiutarvi in tutte le difficoltà nella vostra vita. Come potrà esservi utile quell’amico che in teoria sa molte cose, ma di fronte ad un’avversità alza le spalle e non sa cosa fare?

C’erano due compagni, uno aveva finito le scuole medie con il massimo dei voti, mentre l’altro era stato bocciato all’esame di maturità. Un giorno andarono a fare una passeggiata nel bosco. Ad un tratto, di fronte a loro apparve un orso. Si guardarono chiedendosi: “E ora che cosa facciamo?” – “Scappiamo!” Così si misero a correre. Chiedo: in questo caso, hanno importanza i loro studi? Quello che era stato bocciato correva più veloce dell’altro, che aveva preso il massimo dei voti. Nella corsa il primo aveva il voto ottimale ed il secondo era mediocre. L’orso era un professore, che  diede la sua sentenza all’allievo che aveva preso “insufficiente”: “Visto che sai correre così velocemente, sarai promosso e prenderai un ottimo voto.” L’allievo ci credette e all’esame di maturità l’anno successivo prese “ottimo”. Sapeva già di avere forze e capacità per studiare. Vi dico: se nei momenti difficili uno sa correre, vuol dire che è capace anche di studiare. Chi ha paura può portare a termine molte cose. Talvolta, nella paura, la mente funziona così rapidamente, che si è in grado di risolvere le difficoltà all’istante. Questa paura è una benedizione. Se nello spavento siete veloci a correre, sappiate che potrete riuscire pure nello studio. Anche nella Scrittura viene detto: “Il timor di Dio è il principio della sapienza.” Quindi, la paura che fa correre è una buona condizione per lavorare. La paura invece, che immobilizza la persona, paralizza ogni sua attività.

Ora torniamo all’idea principale – la libertà. La nostra libertà possiamo conquistarla da soli. Come? Come faceva l’allievo della scuola antica, vendendo gli oggetti che non gli servivano più per procurarsi il diploma. Molti pensieri, sentimenti e desideri opprimono l’uomo ed egli se ne deve liberare. Li ha ereditati dai suoi antenati, ma oggi deve caricarli sulle spalle ed uscire per le strade a venderli. Quando avrà venduto gli oggetti inutili, dovrà comprarsi merce nuova e pulita. Allora non sarà più costretto a girare per la città, ma aprirà una sua bottega, se ne starà dentro e la gente verrà da sola a comprare da lui.

Molte persone oggigiorno parlano del karma come di una cosa spaventosa. Non si deve aver paura del karma; non è altro che una merce inutile che non si è in grado di vendere. Quando la si riesce a vendere, ci si alleggerisce, ci si libera. Il karma è un concime con il quale le persone devono  nutrire i loro terreni. Invece lo percepiscono in maniera distorta. Qualsiasi cosa accada, l’attribuiscono sempre al karma. Qualcuno ha subito una disgrazia – è colpa del karma; qualcun altro si è ammalato – colpa del karma; un altro è morto – colpa del karma; bocciano l’allievo agli esami – è il karma; hanno spaccato la testa a Tizio – è sempre il karma. Questa non è la soluzione del problema. A chi spaccano la testa? Solo a chi vende troppo cari i suoi sonagli. Se li vende a buon mercato la sua testa resterà sana. Il karma è un compito dato all’uomo, che egli deve risolvere in maniera corretta. Vuol dire fare i conti col passato con raziocinio. Se lo si riesce a fare, si risolve il compito e si diventa liberi. Il peccato invece è il risultato del desiderio dell’uomo di aggirare il karma in qualche modo, di evitarlo. Assegnano un lavoro a qualcuno, ma questi non ha voglia di farlo e cerca di scaricarlo ad altri. Mentre ciò che i cristiani chiamano benedizione sono le condizioni favorevoli che il mondo Invisibile manda alle persone per aiutarle ad estinguere il loro karma. La nebbia rappresenta le condizioni sfavorevoli, nelle quali l’uomo si perde, non trova più la strada e non riesce a risolvere il suo karma. Quando sorge il Sole, la nebbia si dissipa, appaiono le buone condizioni che gli aprono la strada, permettendogli di muoversi, lavorare e risolvere i compiti. Ringraziate Dio di tutti i doni e delle bontà che vi ha fatto. Non lamentatevi della situazione in cui vi trovate, ma applicatevi per trovare le giuste soluzioni. L’uomo è venuto sulla Terra per studiare. A volte gli allievi vendono i loro campanelli l’uno all’altro. Questo non si può fare! L’allievo deve vendere i campanelli fuori, agli sconosciuti. Quando si dice che non dobbiamo generare un nuovo karma, s’intende che non dobbiamo vendere cattiva merce. Chi vuole eliminare il suo karma deve vendere una buona merce, seppur inutile. Qual è la buona merce? La buona merce consiste in questo: riuscire sempre a dire una buona parola, ovunque si vada, a qualunque disgrazia o sofferenza si assista. Se incontrate un malato, ditegli: “Abbi fede, guarirai!” È per il vostro bene. Se uno studente non ha superato il suo esame, ditegli una parola di conforto! Se vedete qualcuno con la gamba rotta, correte ad aiutarlo, rendetevi utili. Le buone parole, il bene, rappresentano le condizioni favorevoli nella vita.

Oggi vi ho tenuto questo discorso per farvi riflettere su alcune idee importanti, vale a dire: mantieni al minimo la luce della tua mente! Mantieni al minimo il calore del tuo cuore! Mantieni al minimo lo sforzo della tua volontà! Ascolta la tua anima, ascolta anche il tuo spirito! Se un pensiero negativo attraversa la vostra mente, immettetevi più luce ed esso scomparirà. Come potete farlo? Come fareste con la lampada ad olio per aumentare la luce: tirando su lo stoppino. Le lampade di cui vi parlo non sono elettriche. Funzionano grazie ad uno stoppino e potete aumentare la loro luce quando volete. Queste lampade sono in grado di donare luce come quella del sole. Illuminano come il sole. Le lampade a gas in uso oggi non fanno grande luce, motivo per cui le hanno sostituite con quelle elettriche. In molti si aspettano di sentirsi dire le cose direttamente o di prendere le lampade già accese, pronte all’uso. Questo è impossibile. Ognuno deve lavorare per acquisire la luce che gli occorre. Ci sono cose che non si possono dire. Perché? – Perché necessitano obbligatoriamente di una messa in pratica. Se non si applicano dalle persone nelle loro vite non faranno che ostacolarle. Se do a qualcuno un sacco con dieci chili d’oro, comincerà subito a fare progetti su come migliorare la sua vita: penserà ad un’automobile, ad una bella villa, ad una servitù, a dei bei vestiti etc. Tutto ciò però lo impedirà, gli farà perdere la libertà, nonché la possibilità di lavorare da solo. La situazione in cui vi trovate oggi è mille volte più invidiabile di quella dell’uomo ricco. Molti angeli desiderano scendere per raggiungervi e calarsi nella vostra situazione, ma non viene loro permesso. Ergo, non dimenticate: siete in una buona condizione, ma per usufruirne al meglio dovete prima comprenderlo. Indossate un anello d’oro, lo togliete, lo ammirate, siete contenti. Perché? – Vi è nascosta un’idea. Quest’idea è una forza che muove l’uomo. Se vi viene in mente di trasformare questa fede d’oro in una bacchetta d’oro, essa perderà la sua potenza. La fede d’oro in questo caso è come la fase nell’impianto elettrico. Giri l’interruttore e la luce subito appare. Quindi, ogni pensiero inserito nell’impianto Divino, è una potenza che l’uomo può utilizzare in ogni momento. Ecco perché le vostre menti e i vostri cuori devono connettersi, perché possano esservi utili in qualsiasi condizione nella vostra vita.

Oggigiorno la gente s’annoia facilmente, è sempre alla ricerca di cose nuove e diverse. Qualcuno dice: “Perché devo andare in montagna, ci sono stato l’anno scorso! Quest’anno sarà uguale.” – Non ha ragione. Se ha perso la capacità di meravigliarsi di fronte alla bellezza della montagna, vuol dire che ha vissuto in maniera automatica. Ci sono cose che non possono stancarci – somigliano ad un libro sacro, che più leggiamo più ci rivela nuovi contenuti. Sono così, ad esempio, la montagna, il mare, la Terra, il Sole e così via. Può mai il Sole annoiare l’uomo? Bisogna essere grati a questo grande cavallo, che giorno e notte cavalca, corre per la strada dritta, trainando la Terra che noi abitiamo.

Ciò che vi sto dicendo è manna per tutta l’umanità. C’è una via, che ognuno deve percorrere per purificarsi – purificare il corpo, i pensieri, i sentimenti e i desideri. Essi sono come un terreno morbido, che bisogna coltivare. La difficoltà sta nel fatto che bisogna da soli trasformare e bonificare questo terreno. Da come si svolge questo lavoro dipende il relativo futuro successo. Coltivare il proprio terreno può essere paragonato allo studio di un bel libro. Voi prendete il libro, lo guardate, trovate che la carta e la copertina siano belle, ma dovete pur leggerlo. Vi sedete, aprite il libro e cominciate a studiarlo. Dopo mezz’ora lo chiudete dicendo: “Non ce la faccio più a studiare, ho la testa che scoppia.” – No, continuerete a studiare e ad esercitare quella sostanza che avete nella testa. Leggerete e studierete finché non arriverà una commissione dal mondo Invisibile, che vi dirà se avete svolto bene il vostro lavoro. Se concluderanno che il vostro cervello è ben allenato, lo cambieranno con uno più grande. Nello stesso modo bisogna allenare anche il proprio cuore – farlo ampliare fino al punto da poter accogliere tutte le persone. Il cuore di alcune persone è così piccolo che non riesce a contenere che loro stesse. Più persone si amano, più il cuore si espande. Per avere un cuore grande e ricco, ama te stesso, ama il tuo prossimo, ama anche Dio! Per avere una mente chiara, pensa a te stesso, pensa al tuo prossimo, pensa a Dio! Se pensate e sentite in questa maniera, siete sulla retta via. E allora, qualsiasi cosa accada, la esaminerete sempre dal suo lato positivo.

A volte si sente dire: “Mi sono imbruttito tanto, non so perché.” La bruttezza è dovuta ai pensieri, ai sentimenti e ai desideri negativi umani, dai quali bisogna liberarsi. Questi pensieri e sentimenti sono un retaggio dai nostri antenati e rappresentano una materia grezza che va raffinata. Lo scarto verrà buttato via, mentre l’utilizzabile verrà usato come materiale di base su cui costruire. La materia inutilizzabile sono le preoccupazioni e le inquietudini. L’uomo è solito preoccuparsi di cosa gli accadrà dopo la sua morte. In effetti, la morte fa paura, ma chiedo: il soldato che viene ucciso al fronte non ha paura? Il santo che muore sul rogo non ha paura? È spaventoso il loro vissuto, ma il loro pensiero è: “Signore, dacci la forza per superare queste sofferenze!” L’uomo assennato è superiore rispetto alle sofferenze e alle difficoltà. Lo spirito umano è superiore a tutto. Non c’è forza al mondo che può sconfiggerlo. Sapendo questo, bisogna sforzarsi e vincere le difficoltà. Oggi tutti vogliono arricchirsi, diventare sapienti e bravi per migliorare la propria vita. Questo è un lavoro personale, ma il successo e le ricchezze personali non portano la felicità. Cosa ve ne fate delle conoscenze, della ricchezza, della bontà di qualcuno, se questi non le condivide con voi? Cosa ve ne fate della luce o la sapienza di qualcuno, se questi le tiene tutte per sé? Diverso è se si lavora per sviluppare ciò che c’è dato da Dio e si tende ad acquisire dell’altro, al fine di aiutare se stessi e gli altri. Questa è la vera conoscenza, questa è la vera ricchezza. Questo significa compiere la Volontà Divina.

Vi dico, bisogna essere pronti a fare favori sia a se stessi, sia agli altri. Quando appare qualche avversità, è d’aiuto cantarle qualcosa, finché non si stanchi di ascoltare e non se ne vada. Se si commette un errore, bisogna essere pronti a ripararlo. È bene imparare da ogni cosa. Se si è giovani o studiosi, non bisogna pensare di saper tutto. Chi pensa di sapere tutto, sarà come quel cavallo giovane e impetuoso che frantumò il vasellame del suo padrone. Esso incontrò un cavallo anziano che trainava un carro pieno di cocci, scendendo molto lentamente per una strada ripida in modo da non rompere la merce. Il cavallo giovane gli disse: “Perché sei così lento, non hai mai fatto la discesa più velocemente? Non sai andare al galoppo?” – “Se sei così esperto, prova tu! Vieni al mio posto e vediamo cosa fai!” Il cavallo giovane prese così il posto del vecchio e fece subito la discesa. Scendette in fretta, ma i cocci si frantumarono tutti.

Ora la maggior parte della gente ha fretta, vuole in poco tempo fare una grande quantità di lavoro. E lì sbaglia. C’è una legge che determina la velocità del movimento. Una persona non può muoversi più velocemente di com’è impostata. Se è più frettolosa di come dovrebbe, provocherà un vero conflitto dentro di sé. Bisogna risparmiare le proprie energie. Per ogni momento va usata solo una data quantità di energia. Ricordate che in questo cammino potete ottenere tutto ciò che volete, ma poco a poco, senza fretta. Lavorate senza farvi ingannare dalle condizioni esterne. Se una persona viene catturata, viene messa in galera e le fanno indossare la camicia da prigioniero, poi le ricoprono la faccia di catrame e le danno uno specchio per vedersi, è lei in realtà? Si guarderà allo specchio e dirà: “Questo non sono io!” Anche adesso vi diranno che vostro nonno e vostra nonna sono invecchiati e che anche voi invecchierete come loro. No, dovete sapere, che se siete invecchiati, questo è il volto dei vostri nonni, non il vostro. Voi laverete bene la vostra faccia con acqua pulita e sapone, toglierete la veste da prigioniero e indosserete vestiti nuovi e puliti. Quando vi guarderete allo specchio vedrete che siete completamente diversi e che non somigliate affatto a quelli di prima.

A volte vi sentite giù di corda e dite: “Non funzionerà mai.” – Siete ricoperti di catrame! Lavatevi la faccia, vestitevi e tutto si sistemerà! Chi non è mai stato imbrattato di catrame? Quando la porta d’ingresso di qualcuno viene imbrattata di catrame, dai bulgari questo è considerato una vergogna. Quando si è abbattuti o sfiduciati, è dovuto ad anime arretrate nella loro evoluzione che, non volendo seguire la retta via, influiscono sugli altri frenandoli. Sporcano i loro volti di catrame e dicono: “Guardatevi, siete bruttissimi!” Qualcuno pensa di fare qualcosa di bello, ma ad un tratto appare uno di questi esseri e gli sussurra: “Che cosa fai? Lascia perdere questa faccenda, è difficile, trova dell’altro, più facile. Io ti mostrerò un modo facile per riuscire in tutto ciò che desideri.” – No, non ascoltate i consigli altrui! Ogni consiglio esterno vi apporta delle contraddizioni. E se le avvertite nei vostri pensieri, fermatevi, non fate niente! Questa è una battaglia tra due forze di anime opposte: una si schiera dalla vostra parte, l’altra – contro di voi. A voi non resta altro che rimanere neutro. Dite così: “Oggi non me la sento di seguire nessuna delle due opinioni, ho altro da fare.“ Quel giorno dovete essere molto prudenti, non entrare in discussione e non litigare con nessuno, per mantenere il vostro equilibrio. Altrimenti cadrete in stato di depressione o di rabbia. Se siete un noto filosofo, durante quel giorno indossate i vestiti e le scarpe più malconci che avete, o potete andare anche scalzi. Quando i suddetti esseri vi vedranno conciati così male, si sentiranno feriti nell’orgoglio e diranno: “Lasciatelo stare questo disgraziato! È un buono a nulla.” Quando ve ne sarete liberati vi rivestirete e tornerete alle vostre attività. Quindi, finché vi ricoprono di lodi per le vostre capacità, le cose non vi andranno per il meglio. Quando vi riterranno incapaci e rinunceranno a voi, tutto si sistemerà. Ci vuole grande clemenza per venir fuori da questi stati.

Spesso incontro per le strade allievi delle forze opposte che, ugualmente, vendono i loro oggetti inutili: fucili, spade, rivoltelle, altri tipi di armi da fuoco etc. Una parola negativa è un’arma così potente da avere risultati fatali per l’uomo. La parola negativa, il pensiero negativo, il sentimento negativo non sono altro che una tale arma costruita da qualche fabbrica migliaia di secoli fa, che oggi viene venduta. Chi vende una di queste armi poi se ne pente, poiché questo porta delle gravi conseguenze. Il nuovo insegnamento richiede ai suoi allievi di cessare la vendita dei prodotti degli appartenenti alle forze avversarie. Perché? – Perché, se si tagliano con una delle loro lame, o si uccideranno, o si mutileranno per sempre. Le loro armi sono pericolose e perciò vanno evitate. Due persone viaggiavano in treno nello stesso scompartimento. Uno di loro offrì all’altro una sigaretta. Costui accettò, fumò la sigaretta e subito dopo si addormentò. Il primo si avvicinò e lo derubò. Al suo risveglio il passeggero si accorse di avere le tasche vuote. Quindi, se fumate una sigaretta perderete i sensi, vi addormenterete, non avrete più in tasca nemmeno un soldo. Perché? – Perché sarete stati derubati. Ergo, se vi offrono una sigaretta, rifiutate!

Quando uno fa un errore, poi si mortifica, si pente. Gli dico: non sei stato tu a commettere l’errore, ma quelli dentro di te che ti hanno spinto a farlo. La tua colpa consiste nel fatto che hai seguito il loro consiglio. Tu ti trovi nella posizione dell’usciere di una scuola, che suona la campanella e dice: “Se non l’avessi suonata, gli allievi non sarebbero entrati in classe.” – No, egli si sbaglia. Gli allievi sarebbero comunque entrati in classe. Egli non fa che compiere un lavoro, non costituisce il fattore principale. I passeggeri d’oggi non aspettano mica di sentire la campanella per salire sul treno! Una volta suonavano per tre volte prima che il treno partisse. Oggi esso parte senza campanelle. I treni Divini viaggiano senza campanelli. I predicatori ancora li usano. Alcuni, ad esempio, dicono: “Non c’è un’altra chiesa come la nostra – din-don! Non c’è un altro credo come il nostro – din-don!” Din-don oggi, din-don domani, ma le cose non vanno. Ora c’è una nuova disposizione – togliere tutte le campane e tutti i campanelli dalle chiese e dai treni, in modo che tutto avvenga in silenzio.

Dunque, tutto sta nell’applicazione delle cose. Chi applica le cose, è l’allievo che possiede disciplina e diligenza. Egli studia poco e pratica molto. Si può chiamare diligente il bue? È vero, lui lavora nel campo tutto il giorno, ma diligente è chi lo sprona col pungolo per farlo lavorare. L’allievo studia a scuola, ma ciò è dovuto al professore che lo punge col pungolo. D’altro canto, anche i genitori stimolano i loro figli a studiare, promettendo loro questo e quest’altro, così quest’ultimi si applicano. Studiare così non è il risultato dell’applicarsi, ma di una violenza. L’allievo diligente è colui che studia per l’amore verso la conoscenza.

Oggi ho parlato tanto, per vendere i miei sonagli. Ora dico anche a voi: quando fate un bene, suonate! Quando fate qualcosa di male, o commettete un errore, i vostri sonagli fateli tacere! Cosa vuol dire fare in modo che i sonagli a volte suonino e a volte tacciano? Ecco qual è l’idea nascosta dietro a queste parole. Quando una persona compie un bene, deve andare da Dio e dire: “Signore, ho compiuto un bene. Ti prego, vieni a dirmi se è un buon operato oppure no!” Dio manda una commissione per esaminare la sua azione e se conclude che è fatta bene, vi applica un marchio con cui è permesso alla persona di esporla davanti al mondo intero. Ella allora prende i suoi campanelli e comincia a suonarli, annunciando alla gente che ha realizzato un Bene. Allora tutti si radunano nel medesimo punto e chiedono: “Perché questo suono?” – Un Bene è stato compiuto nel mondo. Il buon operato è per tutti, appartiene a tutta l’umanità. Il vero Bene è quello di cui tutti gioiscono. Questo Bene è ispirato dall’Amore per Dio ed è pertanto un bene comune. Il bene, di cui gioiscono poche persone, è un bene incompiuto. Si chiama ancora un bene personale.

Ringraziamo Dio del bene comune che ci dona ogni giorno e di cui godiamo costantemente.


11 Agosto 1932, ore 5.00, Rila

Conferenze tenute ai raduni (1932 – 1934)


Traduzione dal bulgaro: Irena Yordanova