Conferenze del 10° anno della Classe occulta dei giovani

5 settembre 1930 – 26 giugno 1931

6 marzo 1931, Izgrev – Sofia

26. Hanize

 

Riflessione.

 

Scrivete le seguenti parole:

 

Ha-ni-ze

Il sole l’ha illuminata.

Be-ri-me-za-i

La luce l’ha rivelata.

Ze-me-ra-za-he-si.

 

Voi leggete queste parole, siete interessati al loro contenuto, ma non le comprendete. Anche il geologo si trova nella stessa situazione: esamina gli strati della terra, li studia, ma fino a quando non li ha compresi, si trova come voi di fronte a qualcosa di incomprensibile: hanize. Questa parola non è comprensibile. Per capirla dovete aggiungervi le parole il sole l’ha illuminata. Hanize è una parola positiva, mentre la frase il sole l’ha illuminata è negativa. Alla parola berimezai abbiamo aggiunto la frase la luce l’ha rivelata. Ciò significa che a ogni cosa incompresa si deve aggiungere qualcosa di compreso. In effetti, quando lo scienziato inizia a studiare una certa questione, in un primo tempo si trova nell’oscurità. Dopo grandi sforzi e lavoro egli riceve luce sulla questione, e ciò che prima era incomprensibile risulta ormai comprensibile.

Adesso faremo il tentativo di tradurre le frasi precedenti in forma musicale. La stessa parola hanize è musicale e nasconde dentro di sé un’energia positiva. Questa parola[1] inizia con la lettera x, che in matematica ha il significato di grandezza sconosciuta. Quando verrà determinata, vedrete che in essa si nasconde una certa quantità di materia ed energia.

Sul cammino del proprio sviluppo l’uomo procede da ciò che è ignoto a ciò che è noto. Egli proviene dall’eternità – l’ignoto – e va verso ciò che è noto. In questo senso l’eternità è hanize. Sebbene non comprendiate questa parola, potete interpretarla in diversi modi. Ad esempio, voi dite dardere. La seconda parola (dere) è turca e significa stretta gola. In bulgaro la parola dar si riferisce al donare, al regalare qualcosa, mentre dere significa portarе via la pelle a un essere vivente. Tra dono e spellare vi è una certa relazione. Se si toglie la pelle a qualcosa si riceve un qualche dono. Per esempio, se si spella un agnello si riceve da lui un dono: la sua pelle e la sua carne. Per il momento la parola spellare è collegata alla parola dolore. Non si può spellare qualcuno senza provocargli dolore. Ci sono casi in cui questo dolore è piacevole. Quando? Quando l’uomo si libera dalle sue illusioni.

L’illusione è la vecchia pelle dell’uomo, fortemente attaccata al suo corpo. Per togliersi quest’abito egli deve scorticarla. Mentre la scortica egli si procurerà necessariamente un certo dolore, ma alla fine sarà contento di essersi liberato di qualcosa di vecchio e logoro, che lo ostacolava continuamente. A chi non piace togliersi i propri vecchi vestiti e indossarne di nuovi? Proprio per questo tutti si tolgono i loro vecchi abiti e ne indossano di nuovi. La vecchia parola spellarsi si è trasformata in svestirsi. Quando diciamo spellarsi intendiamo quell’azione verso la quale incontriamo grande resistenza. Riguardo allo svestirsi, invece, la resistenza è piccola. Ecco perché, quando strappiamo la pelle agli animali, noi causiamo loro dolore e sofferenza. Il vestito si toglie facilmente, mentre la pelle si strappa con difficoltà.

E così, ogni essere umano ha certe abitudini di cui gli è difficile liberarsi, e finché non se ne libera si trova in difficoltà, nella situazione dono-spellarsi. Nel momento in cui se ne libera riceve un dono. Quindi, solo una condizione di difficoltà prepara la strada per l’acquisizione di un qualche dono. La stessa cosa riguarda anche la realizzazione di una certa idea. Prima di poterla realizzare occorre darle un senso, cioè delimitarla, metterla alla prova. Lo stesso vale anche per la musica. Inizialmente la musica era più individuale e occupava un minor volume; oggi essa è più ideologica, collettiva e ha maggior volume e profondità. La musica attuale cerca di esprimere il Divino. In questo la aiutano i numerosi strumenti. Anche in passato c’era la stessa aspirazione, ma la musica di allora non disponeva di molti strumenti. In passato i suoni musicali erano involutivi: scendevano dall’alto verso il basso; i suoni di oggi sono evolutivi, poiché salgono verso l’alto. Se l’uomo incorre in suoni falsi, indefiniti, ciò indica che egli ancora non comprende le leggi della musica e della vita.

In qualità di studenti dovete studiare la vita e la musica allo stesso tempo. La musica aiuta a organizzare la vita. Poiché non sono consapevoli di questo, molti considerano la vita separata dalla musica e si chiedono: «Che significato ha la vita?». Un grande significato. «Che destino abbiamo?». Un grande destino. «Questo è vero?». Per chi comprende le cose è vero, per chi non le comprende non è vero. Finché le corde restano nel negozio, arrotolate, non hanno alcun valore. Quando invece arrivano nelle mani del musicista, che le monta sul suo strumento e inizia a suonare, le corde acquistano grande valore. Allora diciamo che le corde sono destinate a qualcosa di grande. Senza di esse neanche il più illustre violinista potrebbe esprimersi. Anche la corda si chiede dove si trovava prima e dove si trova adesso, ma il punto è che oggi la sua voce si diffonde in tutto il mondo.

E così, finché non si trova in difficoltà – nella situazione dono-spellarsi – e non utilizza tutta la sua conoscenza e la sua arte per venirne fuori e muoversi verso la li­bertà, l’uomo non può servirsi del violino per emettere suoni puri e armoniosi. Direte che un uomo deve entrare nella società per potersi manifestare. Per entrare nella società dovete rivolgervi a qualche professore che vi introduca. Cosa rappresenta la società? Nel significato ampio della parola la società rappresenta un’arpa dalle molte corde, in cui ogni uomo è una corda tesa. Quando arriva, l’arpista eccellente inizia a tendere le corde una dopo l’altra, per far fluire i loro suoni armoniosi e melodiosi. Pertanto, siate consapevoli del vostro destino in quanto corde di un grande strumento, in quanto parti del grande organismo Divino, e realizzatelo bene. Sapendo questo, pensate al compito che vi è stato dato e non crediate che la vita non abbia senso. Qualsiasi nota siate, dovete risuonare in modo puro e chiaro. Difficile è la condizione dell’uomo finché si trova ancora nel negozio, come una corda arrotolata dentro una bustina. Quando invece esce dalla bustina e arriva nelle mani di qualche grande violinista o arpista, essa sta già realizzando un compito. Ad esempio, se un uomo è una corda mi, il commerciante sarà interessato a lui nella misura in cui può venderla e ricavarne una certa somma. Il musicista, invece, in questo mi vede la realizzazione del proprio futuro. Senza il mi egli non può suonare ed esprimersi. Quando estrae la corda dalla bustina egli la guarda e dice a se stesso: «Ho pagato a caro prezzo la corda mi, ma con questa suonerò bene». Poi la monta sul suo violino, la tira bene, tende il suo orecchio verso di lei e dice: «È una buona corda». Una volta che inizia a suonare egli conversa con il mi, con il sol e con tutte le corde. La gente ascolta questa conversazione e si entusiasma.

Dunque, se non riuscite anche voi – come un grande musicista – a prendere a cuore una vostra idea, a portarla sul vostro violino o sulla vostra arpa e a cominciare a conversare con essa, allora rimarrete una persona ordinaria, senza la possibilità di svilupparvi e di raggiungere i vostri ideali. L’uomo non può realizzare le proprie idee finché non sa come governare il proprio strumento. Questo si realizza attraverso la conoscenza di Colui che governa il mondo intero. Direte che per realizzare i propri ideali l’uomo deve essere credente. Cosa significa che l’uomo crede? Il credente ha la possibilità di conversare con Dio come con un suo amico. Quando un amico viene a casa vostra, voi vi sedete davanti a lui e parlate. Potete parlare così anche con Dio. È possibile questo? Per chi è connesso a Dio questa conversazione non è solo possibile, ma è anche molto piacevole. Per colui che non è connesso a Dio questa conversazione è impossibile. Costui non potrà mai prendere il suo ricevitore e conversare con Dio. Dunque, la fede è la prima condizione per la realizzazione delle cose. Senza fede in Dio e nelle anime non è possibile alcuna amicizia. Se la fede scompare si interrompe la connessione e l’amicizia cessa di esistere. E così, se la fede rappresenta un’amichevole conversazione con Dio, con il prossimo e con se stessi, allora potete immaginarvi cosa sia l’amore. Voi parlate di amore e di amicizia senza comprenderli. L’amicizia non è un processo compiuto. Perché? Perché fra due amici spesso compaiono piccoli o grandi ostacoli e difficoltà. Più grande è la loro fiducia, più facilmente rimuoveranno le difficoltà. Un giorno, quando le difficoltà scompariranno, diremo che la fiducia di queste persone è perfetta. Avere una fiducia assoluta in qualcuno significa che quest’ultimo è pronto a farvi qualsiasi favore e a fare qualsiasi sacrificio per voi. Prima ancora che abbiate espresso le vostre necessità egli le avrà già soddisfatte. Ecco cosa significa la parola hanize. Il chiarimento della parola hanizeil sole l’ha illuminata – indica a quali condizioni le persone possono vivere in piena armonia. La parola hani indica qualcosa di reale, determinato, che era nascosto, non era manifestato. Quando il sole sorge, hanize si rivela, si manifesta e diventa conosciuto. Il sole non può arrivare finché non esiste hanize. Potete aspettarvi che il sole spunti da una montagna se quest’ultima non esiste? La stessa cosa possiamo dire per l’arrivo dell’amore. Può l’amore far visita a un uomo se in lui non trova nulla su cui far presa? È impossibile che l’amore vada in un posto vuoto. Per introdursi da qualche parte esso deve trovare qualcosa su cui far presa. Questo qualcosa è hanize, vale a dire, ciò che è reale nel mondo. Questa parola non viene compresa, ma per quelli che la comprendono essa cela in sé un grande contenuto e senso.

Dunque, la parola hanize suscita la manifestazione del sole. La parola berimezai, invece, indica che la luce viene a svelare le cose. La parola zemerazahesi definisce il cammino della vita. Ecco perché innanzi tutto è necessario che il sole si manifesti per illuminare il cammino dell’uomo. Non appena il sole sorge l’uomo si incammina. Non appena intraprende il cammino, intorno a lui c’è luce, ogni cosa si rivela dentro e fuori di lui. Senza un percorso non c’è movimento, proprio per questo si dice che l’uomo intraprende il cammino della vita, sia esso spirituale o terreno, sociale o individuale. Se suddividete la parola hanize in sillabe otterrete tre parole di cui i bulgari si servono: ha, come interiezione,[2] ni, il pronome noi o a noi, e infine ze, il verbo prendere alla terza persona singolare del tempo passato: egli ha preso. Questa è una libera traduzione della parola.

In qualità di allievi dovete lavorare sulla vostra fede in Dio, in ciò che è Grande nel mondo. Solo questo può elevarvi, può darvi un impulso a lavorare. Senza fede nella vita l’uomo si perde d’animo facilmente, perde il proprio spirito e la propria buona disposizione. È sufficiente alzare il proprio sguardo verso l’alto, verso Dio, per avvertire la sua presenza. Direte che Dio è lontano. Egli è tanto lontano quanto vicino. Egli si muove per il mondo e fa visita a tutti coloro che sono sofferenti, oppressi e disperati. Nel momento in cui pensi che tutto è finito, che morirai, Dio ti dà una leggera pacca su una spalla, smuovendoti, e tu dici: «Mi è venuta un’idea brillante: lavorerò, mi impegnerò per realizzare i miei ideali». Arriverai fino a un certo punto e ti demoralizzerai di nuovo, Dio ti scuoterà ancora una volta e tu proseguirai di nuovo sul tuo cammino. Direte che la vita è piena di contraddizioni che vi ostacolano. Ci sono contraddizioni che ostacolano, ma ci sono anche contraddizioni che portano verso la realtà della vita. Esse vi portano a contatto con Dio, con Hanize. Chi comprende il senso di questa parola ha aperto in sé le finestre al sole della propria anima. Egli gioisce per questo sole, che gli mostra il cammino mentre è in movimento. Quando il sole illumina le vette di una montagna, dopo un po’ illuminerà anche la valle; quando la pioggia viene dalla montagna scende anche a valle, dove le idee si realizzano. Perché un’idea si realizzi, prima occorre che venga illuminata, quindi che venga seminata e innaffiata. Chi ha realizzato la propria idea è pronto a lavorare per il bene della società, del proprio paese e dell’intera umanità. Egli non chiede qual è il senso della vita, ma lavora e mette in pratica ciò che ha acquisito. Non chiede qual è il suo destino, poiché sa che si tratta di una questione che riguarda l’eternità, che non può essere rivelata né in un giorno né in una vita.

In quanto giovani dovete lavorare per uscire dall’oscurità. Il vostro sole non è ancora sorto, ma deve sorgere. Questo significa uscire dalla condizione di hanize, in cui urtate ora da una parte ora dall’altra. Non è un male che vi troviate nell’oscurità, poiché l’oscurità conduce verso la realtà. Quando il sole vi illuminerà passerete dall’oscurità alla luce, dalla povertà alla ricchezza, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla debolezza alla forza. Passando da una condizione all’altra, tuttavia, l’essere umano deve prendere soltanto ciò che è in grado di portare con sé. Se si comporta in questo modo gli verrà dato più di quello che avrebbe potuto aspettarsi; se prende più di quello che può portare egli mostra la sua avidità, a causa della quale gli sarà tolto anche ciò che ha: questa è la legge nella natura. In generale l’essere umano deve portare con sé quel tanto che gli basta per stare bene. Se si sovraccarica è lui stesso a crearsi difficoltà e sofferenze. Ognuno dovrebbe portare uno zaino tale da non ostacolarlo nella sua ascesa sulle montagne. Se quello che vi interessa è avere tanti soldi, si tratta di una cosa facile. È sufficiente che vi rechiate al cospetto di Dio o di qualche re o principe per ottenere una condizione sociale elevata. Una volta che occupate una posizione elevata i soldi arriveranno facilmente.

Dopo la liberazione della Bulgaria un giovane bulgaro andò a studiare in America. Dopo aver terminato gli studi fece ritorno alla sua città natale e da qui andò a Sofia e si presentò davanti all’allora principe Alexander Battenberg,[3] perché cercava un lavoro. Poiché era un uomo colto, laureato in America, il principe pensava di nominarlo ministro, ma prima di pronunciarsi gli chiese che lavoro desiderasse. «Voglio che mi nominiate direttore di uno dei licei di Sofia». «Dato che volete essere direttore di un liceo andate dal Ministro dell’Istruzione: è lui che si occupa di tali nomine».

Così agisce oggi la maggior parte delle persone. Vanno davanti a Dio, nel luogo più elevato, Dio desidera dargli un incarico prestigioso, farli ministri, mentre loro desiderano un posto da direttore. Finché desiderano diventare direttori non occorre che vadano davanti a Dio. È sufficiente che vadano da qualche ministro perché questi gli dia un impiego (direttore, capo dipartimento e così via). Questa è una mancanza di comprensione della vita. Poiché non conoscono le leggi, molti desiderano meno o più di ciò che gli spetta. Sia nell’uno sia nell’altro caso si ingannano.

Sentite qualcuno dire di se stesso che non è come le altre persone, che non vive come le persone di questo mondo. Che cosa strana! Egli stesso non è ancora uscito dal mondo e pensa di distinguersi dalla gente del mondo. Vive ancora con le sue vecchie concezioni e pensa di essere entrato nella nuova vita. Arriverà il giorno in cui l’essere umano entrerà nella nuova vita, ma a tal fine occorre che egli rinunci a ciò che è vecchio. Ciò che è nuovo darà senso alla sua vita, migliorerà la sua salute e lo renderà capace di lavorare. Le nuove idee danno un impulso all’anima umana e l’essere umano si impegna a realizzarle. Un uomo non può accettare una nuova idea e non sforzarsi di realizzarla. Se dice di non credere nella sua realizzazione ciò dimostra che l’idea che ha accettato non è nuova. Di per sé ciò che è nuovo è legato alla fede, che lo rafforza. «Ma io non credo in Dio». «In chi credi?». «In me stesso». Credere in se stessi significa essere forti, buoni, intelligenti e nobili. La fede in se stessi implica la fede nel Divino. Quando crede nel Principio divino l’essere umano è veramente buono, forte, intelligente e nobile.

Gli uomini di oggi si lamentano dei propri insuccessi. Come mai non hanno successo? Perché reprimono i propri desideri, reprimono il Divino in loro stessi e danno spazio ai desideri altrui, che accettano come propri. Qualsiasi cosa facciano, devono sapere che ciò che appartiene agli altri rimane sempre degli altri. I Bulgari dicono: «Perfino a Pasqua ci si appropria delle cose altrui». Agli altri può appartenere anche un uovo marcio, andato a male. Cosa farete di quest’uovo? Se lo mangerete, il vostro stomaco verrà disturbato. Se lo fate covare da una gallina non ne uscirà niente. Stando così le cose, mettete da parte i desideri altrui e pensate solo ai vostri. Dio aiuta l’uomo, ma solo quando egli vuole realizzare i propri desideri. Ad esempio, qualcuno vuole studiare, vuole terminare la scuola. Se il suo desiderio di studiare è legato alla realizzazione di un’idea divina, Dio lo aiuterà. Se invece egli vuole studiare per diventare una persona importante, perché tutti si inchinino a lui, Dio non prenderà parte alla realizzazione del suo desiderio. Perché? Questo è un desiderio estraneo, un’impurità rispetto ai desideri dell’anima umana. La conoscenza ha senso quando è conduttrice delle idee divine. Se non diventa conduttrice del Divino, la conoscenza, fine a se stessa, perde senso. Il desiderio di Dio è che tutti studino, lavorino per diventare conduttori del Divino. In questo modo realizzeranno i propri ideali e daranno senso alla propria vita.

Provate a cantare la parola hanize. Direte che è difficile trovare una melodia per questa parola. Anche per lo scultore non è facile realizzare delle statue con le pietre, ma alzando e abbassando il martello creerà in ogni caso qualcosa. Anche per il chimico non è facile fare le analisi, ma esercitandosi diventerà un buon chimico. Se invece volete manifestare il bene in voi stessi dovete fare ogni giorno almeno una microscopica buona azione, prima per voi stessi e poi per il vostro prossimo. Ad esempio, al mattino vi svegliate ma vi sentite indisposti e dite: «Non mi muoverò da qui, non ho voglia di lavorare». Se volete fare qualcosa di buono per voi stessi, alzatevi, vestitevi rapidamente e andate ad attingere acqua alla fontana. Se ieri, quando stavate bene, avete portato un barile d’acqua, oggi che vi sentite indisposti ne porterete due. Mentre trasportate l’acqua voi vi curate, cambiate il vostro stato. Mentre cercate di cambiare la vostra disposizione, fate del bene a qualcuno che non amate. Per l’uomo è preferibile fare del bene piuttosto che offendere e calpestare le persone. Così si rallegreranno sia lui sia il suo prossimo. Dove c’è gioia e allegria Dio è presente.

Ora, il compito di ognuno, in quanto studente della vita, è quello di aspirare alla realizzazione del propri ideali. Questo significa avere almeno un’idea fondamentale per la quale sia pronto a ogni sacrificio. Trovandosi di fronte a qualsiasi prova non deve aver paura, ma deve guardare a essa come a un grande privilegio. Non vi è privilegio più grande per l’uomo che quello di essere sottoposto a prove e difficoltà, ma quando ne comprende il senso. Se non lo comprende, egli cerca il modo di sbarazzarsene al più presto. Nelle prove, nelle difficoltà, nella povertà e nella fame la natura nasconde grandi ricchezze. Se l’uomo riesce ad affrontare le proprie difficoltà con intelligenza può beneficiare delle loro ricchezze. Se invece non affronta le proprie difficoltà non può beneficiare delle ricchezze che si nascondono in esse. Direte che volete vivere. Vivrete, ma in modo ragionevole; sopporterete con amore tutto ciò in cui vi imbatterete sul vostro cammino. Perfino gli animali soffrono e si sforzano. Ma quanto più in alto si trova l’uomo rispetto agli animali! Dunque, quando nella vostra vita arrivano le sofferenze, utilizzatele in modo ragionevole, poiché in esse si celano delle pietre preziose. Cristo dice: «Beati coloro che sono afflitti e addolorati».[4] Egli comprende il senso delle sofferenze e non dice che sono benedetti coloro che sono felici, ma coloro che sono afflitti. Senza le sofferenze non c’è sviluppo e non ci sono neanche gioie.

Analizziamo ancora la parola hanize. La sillaba ha rappresenta qualcosa di piacevole; ni rappresenta la legge che serve ad accettare e risolvere le contraddizioni; ze rappresenta la legge che serve a produrre qualcosa che trasforma la povertà in ricchezza. Inoltre la sillaba ha rappresenta la legge dell’intelletto, la sillaba ni rappresenta la legge del cuore e la sillaba ze rappresenta la legge della volontà. Quando scrivete le lettere è bene che non le chiudiate completamente, che ci sia una piccola apertura dalla quale fuoriescano le difficoltà. Ad esempio la lettera a rappresenta la gravidanza. Per liberarsi da questa condizione bisogna lasciare una piccola apertura nella lettera. Cosa ne sarà di una casa le cui porte rimangano sempre chiuse? Questa casa è destinata a disgregarsi. Perché? Lo scambio tra l’aria esterna e quella interna non avviene correttamente. Il bravo scrittore lega le lettere l’una all’altra, c’è continuità fra di esse, ma nonostante ciò vi è sempre una piccola apertura. Questa legge riguarda anche i pensieri. Quando i pensieri si legano l’uno all’altro in modo che le loro energie fluiscano, diciamo che l’uomo pensa correttamente. Chi pensa correttamente allunga la propria vita.

Molti dicono che la vita è fugace e che quando l’uomo muore tutto finisce. Non si parla in questo modo. Le cose non hanno mai fine, e tanto meno la vita, di cui si dice che sia senza inizio e senza fine. Tuttavia, per quanto possa vivere, l’essere umano non riesce a essere perfetto. Se per qualcuno il mondo è perfetto, per qualcun altro non lo sarà. Dinanzi a Dio anche gli esseri più elevati e avanzati sono come bambini. In tal senso l’essere umano non potrà mai raggiungere la vetta. In questo si nasconde la grandezza e la bellezza della vita.

E così, ricordate le frasi con le quali abbiamo tradotto le parole in lingua Vatan: hanize, berimezai, zemerazahesi. La traduzione è libera e significa: “Il sole ci ha illuminati e ha svelato davanti a noi il suo segreto”.

Solo il cammino luminoso della saggezza conduce alla verità.

Nella verità si nasconde la vita.

 

26a lezione del Maestro, tenuta il 6 marzo 1931 a Sofia – Izgrev.


Note:

[1] La lettera x in bulgaro viene pronunciata come una h aspirata.

[2] L’interiezione ha significa, in bulgaro: “su!”, “forza!”, “coraggio!”.

[3] Alexander Joseph von Battenberg (1857-1893), secondo figlio del principe tedesco Alexander von Hessen e nipote dello zar russo Alessandro II, fu raccomandato da quest’ultimo per diventare sovrano della Bulgaria quando quest’ultima, con il trattato di Berlino del 1878, divenne un principato autonomo sotto la sovranità dell’impero ottomano. Fu eletto Principe sovrano di Bulgaria con il nome di Alessandro I e regnò dal 1879 al 1886.

[4] La Sacra Bibbia (Mat 5, 4).


Il testo bulgaro originale utilizzato per questa traduzione si trova nel libro

Методи за самовъзпитание Лекции от Учителя на Младежкия окултен клас – година Х – 1930-31, том II

(Metodi per autoeducarsi – Lezioni del Maestro per la Classe occulta dei giovani – anno X – 1930-31, vol. II)

Prima edizione a stampa, Sofia, 1941 (pagg. 49-64).

Traduzione a cura di Valentina Gencheva e M. Antonio Salvemini