Giorno della Memoria

Testimonianza del dott. Metodi Konstantinov [1]

sul salvataggio degli ebrei in Bulgaria durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il Maestro Beinsa Duno con Metodi Konstantinov (dal vol. IV della serie “Izgrevăt”)

In Germania Hitler salì al potere con il suo partito nazista. Considerava i comunisti e gli ebrei i suoi maggiori nemici. Sistemò i comunisti in parte inviandoli nei campi di concentramento e nelle prigioni, in parte uccidendoli, mentre i restanti  scapparono all’estero. Rimasero gli ebrei che in Germania rappresentavano una grande potenza economica: gran parte del capitale finanziario era nelle loro mani. Fin dal principio Hitler attirò dalla sua parte alcuni di questi circoli finanziari, che con il denaro lo aiutarono a prendere il potere, mentre un’altra parte di essi fu costretta a cedere i propri capitali; altri ancora furono costretti a riscattarsi cedendo i propri capitali a Hitler, ricevendo in cambio dei passaporti per trasferirsi all’estero. Così, tutti quelli che sacrificarono il proprio denaro e le proprie ricchezze si salvarono. Tutto ciò riguardava il grande capitale finanziario, mentre la rimanente massa di gente doveva pagare con la propria vita: fu mandata nei campi di concentramento oppure uccisa.

La tappa successiva fu quella di far rientrare gli ebrei dalle zone che la Germania aveva occupato durante la guerra, sempre perché fossero eliminati. I soldati tedeschi passarono da qui [2] e andarono a combattere in Grecia e Jugoslavia. Il governo bulgaro eseguiva la volontà dello zar Boris, [3] il quale cercava di nascondersi dietro il governo e i ministri, e si giustificava dicendo che era il governo a prendere le decisioni e non lui.

A quel tempo lavoravo nella Direzione della propaganda e occupavo una posizione importante. Un giorno il ministro degli affari interni Gabrovski [4] mi chiamò; mi recai al suo gabinetto, ed egli mi consegnò un ordine in cui era scritto che ero stato incaricato di accompagnare tutti gli ebrei, i quali dovevano essere condotti in Polonia a scaglioni. Gli chiesi come mai per quel lavoro ero stato scelto proprio io e non qualcun altro. Mi rispose che io ero un alto funzionario nella Direzione della propaganda, per la quale i tedeschi simpatizzavano; essi si fidavano di me, e inoltre avevo studiato in Polonia e conoscevo il polacco. Ero non solo sorpreso, ma anche scioccato, e non riuscii a proferire più neanche una parola. Presi l’ordine e, impaurito, mi affrettai verso Izgrev, [5] dove si trovava il Maestro. In qualità di funzionario della Direzione attraverso di me passavano tutte le notizie provenienti da centoventi stazioni radio straniere.

Sapevo che i tedeschi stavano sterminando gli ebrei nei campi di concentramento, dunque io dovevo portare lì tutti gli ebrei che vivevano in Bulgaria perché venissero uccisi! Tutto tremante arrivai a Izgrev e consegnai al Maestro l’ordine con cui ero stato incaricato di condurre l’evacuazione degli ebrei bulgari verso la Polonia. Il Maestro mi chiese: «Che cosa c’è?». «Maestro, da qualche anno ormai tutti gli ebrei vengono condotti dai territori occupati dalla Germania ai campi di concentramento in Polonia, dove vengono uccisi». Il Maestro gettò a terra l’ordine, divenne estremamente serio e mi ordinò: «Va’ subito a chiamare Lulčev!». [6]

Il Maestro Beinsa Duno con Ljubomir Lulčev (dal vol. XX della serie “Izgrevăt”)

Correndo arrivai alla baracca di Lulčev e lo trovai a leggere un giornale. Gli riferii l’ordine del Maestro e lungo la strada gli raccontai ciò che mi era successo. Ci presentammo entrambi davanti al Maestro, che era adirato e camminava avanti e indietro nella sua stanza. Si fermò, ci guardò e si rivolse a Lulčev: «Va’ a trovare il re e digli che se invierà anche un solo ebreo nei campi di concentramento, di lui e della sua dinastia non rimarrà il minimo ricordo!». Lulčev disse solo: «Obbedisco!», fece dietrofront e lasciò la stanza. Io lo seguii. Lulčev tornò alla sua baracca, si vestì e andò a cercare il re per riferirgli il messaggio del Maestro.

Nel frattempo io tornai alle mie funzioni e seguivo tutte le notizie che riguardavano gli ebrei. La tensione era tale che non sapevo se fossi vivo o morto. Dopo tre giorni Lulčev rientrò e andammo insieme dal Maestro. Rivolgendosi al Maestro, Lulčev disse: «Maestro, sono stato in tutte le residenze del re: a Vranja, a Čam Korija, ma non lo si trova da nessuna parte. Si è nascosto da qualche parte per non essere rintracciato». Noi eravamo davanti alla porta e il Maestro, sulla soglia, ci guardò e disse: «Aspettate un attimo!», ed entrò nella stanza richiudendo la porta. Dopo un minuto la porta si riaprì e apparve la figura del Maestro, che pronunciò soltanto una parola: «Kričim!». Lulčev disse: “Obbedisco!”, fece nuovamente dietrofront e lasciò Izgrev in cerca del re.

Lulčev andò a Kričim e lì trovò il re. Quest’ultimo gli chiese: «Chi ti ha detto che ero qui?». Lulčev, tutto teso, gli disse: «Sono stato mandato dal Maestro Dănov per riferirti che, se invii anche soltanto un ebreo in Polonia, di te e della tua dinastia non rimarrà neanche il ricordo!». Pronunciate queste parole Lulčev si tranquillizzò, e fu il re che cominciò a tremare. Proferì soltanto una parola: «Sofia!». Uscirono, presero l’automobile del re e partirono a tutta velocità per Sofia. Arrivati al gabinetto del ministro Gabrovski, il re ordinò al ministro: «Dammi il decreto sugli ebrei!».

Gabrovski tirò fuori il decreto dalla cassaforte e lo consegnò al re. Quest’ultimo, con le mani tremanti, lo prese e lo strappò, quindi si rivolse a Lulčev e disse: «Tu hai visto che ormai il decreto sugli ebrei non esiste più». Lulčev si inchinò, prese un pezzetto del decreto strappato e se lo mise in tasca. Arrivato a Izgrev, mi cercò e mi raccontò tutto quello che aveva fatto, portandomi come prova il pezzetto del decreto strappato. Gli dissi: «Andiamo a mostrarlo al Maestro!». Eravamo entrambi davanti al Maestro e Lulčev raccontò tutto nei minimi dettagli. Alla fine il Maestro disse: «Non permetto che al cospetto di Dio venga compiuto questo crimine!», quindi ci congedò.

È così che gli ebrei furono salvati e il re trovò il modo di tirarsi fuori da quella situazione strappando di fronte ai tedeschi il decreto sugli ebrei. [7]

Io sono stato uno dei testimoni e uno di quelli che ha preso parte al salvataggio degli ebrei. Ho visto grandezza del Maestro nelle parole e nei fatti! [8]

Note

[1] Il dott. Metodi Konstantinov (1902-1979) fu un avvocato, filosofo e personaggio pubblico bulgaro, fra più eruditi discepoli del Maestro Beinsa Duno.

[2] I soldati tedeschi attraversarono la Bulgaria.

[3] Lo zar Boris III, che fu re della Bulgaria dal 1918-1943. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Bulgaria si dichiarò neutrale. Nonostante ciò, una consistente parte dell’esecutivo indirizzò lo Stato verso la politica della Germania (con la quale già la Bulgaria era stata alleata nel corso della Prima Guerra Mondiale). All’inizio del 1943 gli ufficiali nazisti chiesero dunque a Boris di deportare in Polonia gli ebrei che si trovavano in Bulgaria, ma tale richiesta provocò un enorme risentimento popolare: a opporsi furono la Chiesa ortodossa, il vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Dimităr Pešev, nonché eminenti intellettuali e oppositori. Il re dichiarò che in Bulgaria gli ebrei servivano per i lavori alle infrastriutture e diede ordine di impiegarli nella costruzione di strade, per evitarne la deportazione in Polonia. Il re Boris III ordinò al Ministro degli Interni Petăr Gabrovski di interrompere la prevista deportazione degli ebrei.

[4] Petăr Gabrovski (1898-1945), che all’epoca era a capo del Ministero degli Interni.

[5] Il villaggio di Izgrev, costruito dai discepoli del Maestro, divenne il centro dove si svolsero tutte le attività fraterne dal 1927 al 1944. All’epoca si trovava fuori della città di Sofia e attualmente è un quartiere della capitale.

[6] Ljubomir Lulčev (1886-1945), ufficiale e politico bulgaro, consulente personale del re Boris III, esoterista e discepolo del Maestro Beinsa Duno.

[7] Il salvataggio degli ebrei in Bulgaria è un episodio unico nel suo genere. Grazie al popolo bulgaro, che si oppose con forza alla politica antisemita messa in atto durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, fu possibile salvare circa 50.000 ebrei che si trovavano nel territorio della Bulgaria.

[8] Questa testimonianza del dott. Metodi Konstantinov è tratta dal vol. IV della serie Izgrevăt (cap. 78, pagg. 499-500).